Tutto fa pensare, nella guerra dichiarata ormai quarantennale tra il Maschio e La Femmina, che il primo stia praticando la strategia della Ritirata Strategica. Come il generale Kutuzov contro Napoleone a Borodino, come Zukov, dopo il collasso sovietico di fronte alle Panzer Divisionen di Von Bock. Il Maschio cede terreno, si ritira con la coda tra le gambe, scappa via. Però fa terra bruciata, non lascia nulla dietro di sè. Niente di cui la Femmina si possa impossessare, che possa usare contro di lui. Fino a quando la Femmina si sentirà davvero in un paese straniero, troppo lontana da casa, al freddo, senza il vestito giusto. Tormentata dall’assalto dei rimorsi dietro le linee. Senza più i rifornimenti per l’anima. E allora, come la macchina da guerra nazista e la Grande Armèe prima di lei, anche la Femmina tornerà indietro, morta di nostalgia per la sua Patria interiore. Stanca, distrutta, senza più la fiducia in se stessa. E verrà così incalzata, in una rotta psicologica e sociale senza precedenti, dal Cosacco a cavallo o sul Carro Armato. Dall’odiato Каза́ки abituato ai rigori del Generale Inverno. Sazio. Violento. Crudele. Che la prenderà a calci fino a casa. Ma poi, forse, le farà due coccole prima di andare a dormire.