l’altro giorno, nella vetrina di una libreria diversa dalla solita, una di quelle di una volta un po’ piccole e un po’ di paese, fornite solo di qualche cosa, c’era non so che di Philip Roth.
Allora sono entrata e ho chiesto al commesso qualcosa di Roth, ma in versione tascabile. Lui, all’incirca, si è premurato di spiegarmi che Roth non è una lettura da metrò, non una lettura facile. Ho pensato che non c’era dubbio, visto chi me lo aveva consigliato. A lui ho solo detto, testuali parole molto poco tecniche che l’hanno scandalizzato definitivamente, che preferisco la copertina morbida. E’ così: pensi quel che vuole. Alla fine sono uscita con Pastorale Americana, che sto divorando.
Ora che sto spulciando i commenti IBS per capire con cosa proseguire (mi ha spiegato anche che Everyman, e “non è una questione di spessore” (e ti giuro che intendeva lo spessore in senso di centimetri!) era fuori dalla mia portata perché conteneva troppi riferimenti a personaggi di scritti precedenti)…ora che sto spulciando IBS, dicevo, mi è venuto da dirti: perché uno così fa il librario? Ehm, no, in realtà volevo dire: è stato un ottimo consiglio. Grazie. Era veramente da tempo che non imbroccavo qualcosa che promettesse di essere un vero e proprio filone, come Faulkner, Steinbeck, Coe o Marai.