Una volta i giullari servivano a far divertire il Principe.
Se il Principe non si metteva a ridere per le buffonaggini degli artisti convocati al suo cospetto la fine era certa: i malcapitati venivano decapitati.
In questa semplice assonanza c’è più di una speranza.
La rissa tra Iene e Sgarbi, con intervento del prode Staffelli a parare il colpo, si trascina ormai da diversi mesi: è cominciata con la storia dell’assenteismo (in parlamento), poi quella del pendolarismo (notturno, per musei), quella dello schiavismo (dei custodi, dei musei di cui sopra), per arrivare alla questione Telemarket, la Tv commerciale di opere d’Arte per la quale Sgarbi è un testimonial ed il cui Presidente Corbelli è stato arrestato per truffa. A Sgarbi, per questa vicenda, non sono contestati reati – come neanche nelle altre occasioni – ma solo comportamenti strambi, inopportuni per un personaggio con il suo ruolo al Governo.
Nel corso della polemica che vorrebbe farsi satira – o viceversa – sono volati i seguenti:
da Iene-Striscia a Sgarbi:
drogato
assenteista
pendolarista
impotente
cornuto
opportunista
inopportunista.
Da Sgarbi alle Iene-Striscia:
tapiri
calci
pugni
schiaffi
culattoni
raccomandati
comunisti.
Ora, è evidente che chi semina vento raccoglie tempesta: com’è, come non è, si è arrivati allo scontro dal Giudice. Praticamente ognuno di questi vocaboli vale una potenziale causa: certo Sgarbi – come al solito – esagera: 51 milioni di euro!!! per essersi beccato del drogato tra il serio ed il faceto.
Prepariamoci, la storia sarà lunga: chi vincerà? C’è da scommettere che finirà tutto in niente.
Ormai la polemica è fine a se stessa, l’importante è far chiasso, le due parti in causa fanno tutto per alimentare il teatrino, a favore di audience da parte di Iene-Striscia, a favore di popolarità da parte di Sgarbi, che ci mette un pizzico di delirio estetico, una quota di grasso d’artista pop.
Quando finirà la sarabanda?
Facile a dirsi: quando il Principe si metterà a ridere.
Sarà un’impressione, ma quando, durante le interviste-rissa le parti cominciano ad annusarsi, a matarsi, infine si scagliano l’una contro l’altra si nota una certa goffaggine timida, una certa inquietudine da palcoscenico.
Come pagliacci che entrano in scena per compiacere il Principe, i “nostri”, mettono in scena una recita per un solo spettatore: vorrebbero piacere un po’ più dell’altro agli occhi del Sovrano, hanno però il timore di risultare inadeguati, di non piacere affatto.
Caro Berlusconi, sei l’unico che può interrompere la gazzarra prima che si distragga un giudice per simili cazzate.
Dì ai tuoi pagliacci che basta, lo spettacolo è finito.
Ed usa il pollice a fin di bene: su o giù.
E se non ti piaceranno non esitare.
Malcapitati, decapitati.